Roma – Prodi in campo:” Governo di lunga durata M5S – Pd”

L’ex Premier Prodi, fondatore del Pd, in una analisti dettagliata, pubblicata oggi su ” Il Messaggero”, indica qual è la strada maestra che il M5S e il Pd, dovrebbero percorrere, per giungere ad un go verno di lunga durata, coprendo l’arco della legislatura, semmai facendo ricorso ad un  accordo, come quello sottoscritto in Germana, tra Cdu e Csu, anche se in quella Nazione è una coalizione già collaudata con anni ed anni di governo insieme. Romano Podi esclude, elezioni anticipate, ed invita i responsabili dei due partiti, ad una attenta programmazione che isoli le forze che stanno disgregando l’Italia. L’ex Premier elenca una serie di motivazioni e richiama, alla responsabilità M5S e Pd, di dare alla Nazione un governo, senza sovranisti o populisti, vicino all’Unione Europea, dove una nuova colazione, può giocare un ruolo molto importante,  per riallacciare rapporti, in parte sfilacciati, per attacchi continui  alla Commissione UE. L’indicazione di Prodi ha un suo valore per il ruolo che ha sempre svolto, non solo in Italia, anche in campo internazionale. Ma i tempi della Margherita e del Pd, forza politica unita e determinante, sono tramontati, così come lo solo molte leadership bruciate, in un arco di tempo brevissimo. L’invito al Pd, di mettersi al lavoro per giungere ad un accordo con il M5S è rivolvere la situazione, prima che inizino la consultazioni dal Presidente della Repubblica, costretto in mancanza di una maggioranza solida e duratura, far ricorso ad un governo tecnico,  che porterebbe il Paese, nel giro di pochi mesi, alle urne. Il professore sa benissimo però, che il Pd non è affatto compatto e che Salvini, conta davvero poco, senza l’ex Premier Renzi e il suo gruppone di parlamentari che lo segue nelle sue decisioni. Gli scopi che indica Prodi, sono il proseguimento di una politica di lunga durata: evitare che torni a governare il centrodestra che, non ha nulla a che vedere, con l’Unione Europea e che, inevitabilmente porterebbe l’Italia ad un disgregamento ed isolamento che va evitato anche in vista di una possibile, e non auspicabile, recessione per via della guerra dei dazi tra Washington e Pechino.

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