Trieste – L’assassino dei poliziotti sapeva come impugnare le pistole

L’assassino del due poliziotti della Volante di Trieste, Alejandro Augusto Stephan Meran, conosceva benissimo l’uso delle armi, ed il video pubblicato, lo conferma. Il dominicano, dopo essere riuscito a sottrarre, con un trucco, le due pistole ai poliziotti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, ha sparato ad altezza d’uomo, con spietata consapevolezza, di uccidere. Il video conferma questa tesi: mentre l’assassino cerca una via di fuga, lungo l’atrio della Questura fino a trovare la porta d’uscita sulla strada, spiana le due pistole, con le braccia tese, come lo fa soltanto chi sa come utilizzare le armi che impugna. Fugge all’esterno, cerca di rubare un’auto della polizia ma le trova tutte chiuse. Il resto è noto ed è una cronaca molto amara: la vita di due servitori dello Stato, in un video girato pochi giorni fa, sono a bordo della “loro” volante. Lavoro duro specialmente se si deve compiere nelle ore notturne, e tra loro dialogano e inviano un messaggio che oggi, ha un valore storico:” Dormite tranquilli – affermano – ci siamo noi che vegliamo sulla vostra sicurezza”. Ecco cosa pensa, in servizio, un poliziotto. Da cronista mi è capitato di passare, una notte con gli agenti di una Volante, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni. Questi servitori dello Stato, chiamati sbirri da chi li odia, sapevano dove andare ed hanno fermato spacciatori, papponi, donnine, ubriachi, delinquenti giunti in città, per compiere reati e poi sparire. In due, con la pistola nella fondina che non hanno mai estratto, hanno fatto il loro lavoro delicatissimo, inseguendo chi si è dato alla fuga perchè privo di documenti, in zone buie e desolate, dove poteva accadere di tutto. Erano gli anni ’70 ed ho potuto apprezzare, personalmente, che i due poliziotti non hanno mai avuto esitazione, anche quando hanno dovuto inseguire un giovane che, per fuggire, ha scavalcato un muro delle ferrovie: i poliziotti si sono divisi: uno l’ha inseguito sullo stesso percorso mentre l’altro lo ha aspettato e bloccato, subito dopo i binari: era uno che aveva aggredito una persona portando via orologio e una borsa. Non c’erano ancora le telecamere, non si girava un film e non operavano, così come hanno fatto, perchè a bordo c’era un giornalista. Questi poliziotti, erano gli stessi che operavano a Trieste, uccisi senza pietà, anche i due che mi ospitavano, nel loro intimo dicevano agli abitanti:” State tranquilli ci siamo noi che vi proteggiamo”. Alle 3 abbiamo preso un caffè al bar della stazione, dopo tante insistenze, e mentre uno di loro è rimasto a parlare con me, l’altro suo collega è andato a vedere chi c’era, nelle sale d’attesa e chi nella sala, attigua al bar. Quando è tornato ha detto al collega, nessun problema, spostiamoci in periferia. Questo per raccomandare: quando vedete passare un tutore dell’ordine e vi sentite più tranquilli, salutateli, esternate con quel saluto la gratitudine di chi, deve garantire la sicurezza e alle volte, si possono trovare a mal partito, non solo con delinquenti ma anche per uno Stato, che non li protegge come si dovrebbe, così come avviene in altri Paesi. E in quel saluto che torno a raccomandare, basta un sorriso, mostrate gratitudine per chi rischia la vita, per uno stipendio molto inferiore per chi lavora, dietro una scrivania, senza correre mai nessun rischio. Un lavoro, quello dei tutori dell’ordine, che merita maggiore considerazione.

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