La tregua in Libia è durata pochissimo, così come era stato previsto, da tutti gli osservatori internazionali. Il generale Haftar ha ordinato di bombardare l’aeroporto di Mitiga, l’unico che era in funzione nell’area controllata da Tripoli. Sugli impianti sono scoppiati, cinque razzi, tipo Grad, lanciati dalle milizie del “governo” di Tobruk. La notizia è stata confermata dall’emittente Alahrar e, dal portavoce del governo, di Serraj. Quasi contemporaneamente la contraerea di Haftar ha abbattuto, sempre sullo stesso scalo aereo, un drone turco, che aveva il compito di sorvegliare l’aeroporto. Ma a parte la violazione della tregua, documento mai firmato, alla Conferenza di Berlino, da Serraj e da Haftar, questa è la dimostrazione, purtroppo, che tra i due leader non c’è alcuna possibilità di un accordo. La diplomazia a volte, può fare miracoli, ma avvicinare due leader che non si parlano ma si attaccano con l’intento di eliminarsi, diventa proibitivo. Così come non si riesce a comprendere, sulla base di quali elementi, il Premier italiano Conte, prima della Conferenza di Berlino che è terminata solo domenica scorsa, si era dichiarato alla stampa ” moderatamente ottimista” sulla tregua e successivi incontri per la pace. E’ pur vero che il Presidente del Consiglio italiano è abituato, per deformazione professionale, a mediare su tutto. Ma, dovrebbe aver imparato, che una mediazione politica in Italia è una cosa ma cercare di farla in Libia è un’altra. La realtà è che la tregua non ha retto e che la guerra continuerà con, alterni colpi di mano. Certo per l’importanza che ha la Libia, l’opzione militare è praticamente impossibile, ma Serraj e Haftar forse la pensano diversamente tanto da rendere molto difficile stabilizzare questo Paese a poche miglia marine dall’Italia.
Davos – Trump non crede a Greta:” C’è chi esagera sulle catastrofi future”
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel suo ultimo intervento al World Economic Forum di Davos, ha nominato Greta per farle sapere di rivolgersi, ai Paesi che inquinano, e mettono in difficoltà la Terra. Il Presidente ha soggiunto testualmente: ” Greta si occupi di questi Paesi e non degli Stati Uniti”. Per poi aggiungere in conclusione:” Avrei gradito di conoscere questa ragazza che si batte per il clima qui a Davos ma, non è stato possibile per gli impegni già presi”. Alla domanda se lui, come Presidente degli Stati Uniti, crede davvero che il Pianeta corre dei grossi rischi ha risposto” Non lo credo così come viene previsto oggi, saranno necessarie alcune misure per evitare il surriscaldamento del Pianeta, dopo aver studiato, un nuovo modello da attuare che non deve essere una rivoluzione tanto da creare, il blocco della crescita e della povertà”. Appare evidente che Trump, già in campagna elettorale, una volta che si sarà” liberato” della richiesta di impeachment, già in discussione al Senato dove, i repubblicani hanno la maggiorana e dove al 99% verrà lo stop al suo mandato verrà respinto, affronterà anche il tema di come evitare l’aumento della temperatura. Il Presi dente Trump, lo ha detto con chiarezza, non crede a chi sostiene che, senza un intervento deciso e con tagli drastici alle fonti inquinanti, la vita sula Terra sarebbe sempre più difficile se non impossibile. L’inquilino della Casa Bianca, com’è sua abitudine ha le sue idee e, non è disposto a cambiarle, se non davanti a prove certissime. La giovane Greta proseguirà la sua campagna a favore dei giovani, e direi dell’umanità intera, a rischio ma sulla sua strada, non troverà solo Trump ma il capitalismo internazionale che governa, il mondo da sempre, anche la pace o la guerra, secondo convenienze economiche inconfessabili.
Firenze – Conte:” Gregoretti? Affare di Salvini”. ” L’ex ministro:”Ci vediamo in tribunale”
Nuovo scontro tra il Premier Conte e l’ex ministro per gli Interni Salvini. La commissione per le immunità, con i voti della Lega, ha dato il via libera per far processare il loro leader dalla magistratura ordinaria. Come noto la maggioranza non si è presentata per non dare un vantaggio elettorale al leader del carroccio, alle regionali di domenica prossima. Salvini se l’è preso lo stesso ma, comunque se il leader del Carroccio sarà processato o meno, lo deciderà l’Aula e nessun al tro. Il Premier ha in profonda disistima il vertice della Lega, e lo ha dimostrato sin da quando si frantumata la coalizione M5S – Lega. Alla richiesta di dire se è possibile che lui, Presidente del Consiglio non sapesse nulla di come sono andate le cose per la nave ” Gregoretti”, il Premier ha risposto:” Ho chiarito per quanto mi riguarda il mio ruolo, non posso che ribadire che la Presidenza del Consiglio è stata senz’altro coinvolta come sempre nella redistribuzione dei migranti. Mi è stato chiesto , com lio staff diplomatico l’ho fatto sempre di lavorare per la redistribuzione. Poi la decisione specifica , se sbarcare, in quale momento, in quale ora, era competenza del ministro Salvini che l’ha rivendicata pubblicamente. Sono fatti, anche documentali, che verranno senz’altro valutati in sede parlamentare”. La risposta di Salvini è stata più che decisa, durante il suo comizio elettorale a Poretta, commentando il lancio Ansa in diretta:” Se mi chiamano in tribunale – siccome non sarà un processo ad un uomo, ma un processo ad un’idea di un’Italia bella, sicura e libera, in tribunale- ha proseguito Salvini – aspetto anche voi. Sono il primo politico ad essere felice se lo mandano a processo perchè devono avere paura quelli che hanno fatto qualcosa di sbagliato e non chi ha fatto qualcosa per il giuso”. Il problema è più che aperto. Far processare Salvini perchè avrebbe strumentalizzato politicamente sia il caso della ” Gregoretti” ed ora di far votare sì al processo dai suoi parlamentari può essere fuori discussione. Ma in politica non si vince facendo processare un avversario politico ma battendolo con la scheda. Le regole non scritte sono queste e chi fa politica da sempre lo sa meglio di chi oggi è in maggioranza. Percorrere altre strade si può rivelare molto dannoso per gli elettori che sono molto attenti, più di quanto si creda, al fatto di tentare di far condannare un leader per farlo fuori dalla vita politica. Il Premier Conte sostiene che, anche dopo le regionali non tornerà a fare il professore, è una sua scelta di vita. Certo è che da come si muove e da come agisce ha la stoffa per fare il politico senza più tornare a fare il professore. Ma per raggiungere questo obiettivo non troverà una strada spianata come quella che ha ora. Si guardi intorno e se scende di un gradino dal suo piedistallo si accorgerà delle enormi difficoltà in cui versa il M5S, oggi ne sono usciti altri due, delle difficoltà che albergano nel Pd dove solo in parte è per stare al governo e pochi lo vedono ancora Premier. nzi si potrebbe dire che proprio il suo ex ministro, il rozzo padano dell’oltre Po, gli sta garantendo la per manenza a Palazzo Chigi.