Roma – Conte alle corde per l’ultimatum di Di Maio. Pd? Balbetta solo Franceschini!

Traballa la maggioranza. Di Maio, capo politico del M5S, con un suo ultimatum a Conte ” assolve” Salvini, accusato di ricattare la maggioranza. Perchè questa conclusione che non avremmo mai pensato di scrivere? Il ministro degli Esteri, dopo aver riunito i  colleghi del Movimento a Palazzo Chigi, ha inviato al Premier, un vero e proprio ultimatum a quattro giorni dall’approvazione, del documento di Programmazione economica, già inviato a Bruxelles. Tutte le ” poste” erano state approvate all’unanimità. Ma, il capo del Movimento ci ha ripensato, ed ha chiesto al Premier,  un vertice prima che, la Legge di Bilancio e il documento di programmazione economica, vada in Aula. “Vertice di maggioranza subito – ha detto Di Maio – noi siamo contrari: come sono state trattate le partite Iva, contro le misure sull’uso del contante, sull’obbligo dei Pos e sul cuneo fiscale. cioè su ” poste”senza le quali, la manovra approvata salterebbe, per ricominciare dall’inizio. Ma l’ultimatum inviato a Conte è quanto mai deciso:” Senza il nostro voto – afferma Di Maio – non si fa niente”. Perbacco, un ultimatum che ha fatto saltare sulla sedia, il Premier e il povero Franceschini, l’uomo del Pd che più di tutti si è speso, per il varo dell’esecutivo con i pentastellati, per tornare ministro. Il Premier, colto di sorpresa si è dichiarato prima contrario e poi disponibile:” Non sono contrario a nuove verifiche ma difendo, le misure già nel documento, inviato a Bruxelles”. E Franceschini, facendo una pessima figura, se ne uscito con una spece di filastrocca:” Un ultimatum al giorno leva il governo di torno”. Amenità, vere amenità. Di Maio lo ha detto con chiarezza, o si cambia o il M5s voterà contro, il che significa crisi di governo. Manco a dirlo, quasi contemporaneamente, Matteo Renzi, questa mattina nel presentare la Leopolda numero 10,  ha significato che bisognava eliminare, Quota 100, per destinare i tre miliardi ricavati, ai giovani, alle coppie e famiglie. Un nuoo stop arrivato al Premier, dal leader di Italia viva, che al Senato, ormai è determinante, o quasi, per la maggioranza. Il Premier davanti a questa situazione, ha preso tempo, dopo aver risposto a Di Maio, che difenderà la manovra approvata. Va detto che se Conte vuole rimanere Premier, costi quello che costi, faccia pure. Ma, se dopo l’ultimatum di Di Maio, decidesse di lasciare dovrebbe far sapere se è  disposto a trattare, il capo politico del M5S,  come ha fatto, con il suo vice e ministro dell’Interno Salvini, pubblicamente, e diciamo giustamen te, schiaffeggiato. Non ci interessa di come finirà questo scontro tra Di Maio e il Premier. Ci interessa invece che l’Italia non vada, in esercizio provvisorio, e ci sia consentito di “pesare” la credibilità e, il vero carattere, del Presidente del Consiglio. Non ci interessa ” pesare” il ministro  per gli Esteri  Di Maio, che fa politica e se si accorge, che ha preso una cappellata,  non può mancare di rimediare, prima di perdere altri voti. Franceschini, con la sua filastrocca, non interessa affatto visto che il Pd ha scelto, pur di andare al governo, di essere vassallo, del Movimento Di Grillo e Casaleggio. Il governo resisterà, ci auguriamo di sì: una crisi  significherebbe infliggere, un colpo mortale, alla nostra democrazia. Ma se fossi al posto di Giuseppe Conte, con stile ed elegan za che vanta, nell’argomentare e nel vestire, lascerei ad altri il posto e non farei mai, la figura del burattino nominato, a fare il Premier. Ma sono decisioni che può prendere solo chi ha un carattere. Non c’è che da aspettare qualche ora o qualche giorno.

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