Roma – Immigrati su navi Ong rifiutano il cibo. I governi non cambiano linea

Sta accadendo il prevedibile. Il portavoce della Ong, da bordo del Sea Watc, ha comunicato:” Dopo 17 giorni di mare i profughi rifiutano il cibo. Si crede che lo stato psicologico  e la loro salute possa peggiorare. E di re che tutto questo accade a poche miglia dalle coste europee”. Ma le posizioni dei vari governi non cambiano. La Germania ha fatto sapere che è accoglierebbe, in ambito di un accordo europeo, una parte dei profughi, oggi sulle due navi Ong. La posizione italiana è ferma. Porti chiusi, per immigrazione via mare, pronti ad organizzare corridoi umanitari con aerei per quanti hanno diritto ad essere salvati. Salvini va giù duro:” E’ necessario bloccare il traffico di esseri umani che si arricchiscono con scafisti e mafiosi. I porti sono e restano chiusi: niente ricatti”. Il battibecco tra il sindaco di Napoli De Magistris e Salvini sta toccando livelli non accettabili. De Magistris:” I porti chiusi sono una balla. A Napoli abbiamo 450 imbarcazioni pronte per andare a prendere i profughi. Indosso la fascia tricolore e vada a salvarli”. Salvini:”  Faccia il sindaco e si preoccupi dei tanti problemi di Napoli. Sono altre le autorità competenti che si stanno organizzando per far entrare in Europa, anche attraverso l’Italia, con aerei facendo salire a bordo ci fugge da guerre e persecuzioni, come vuole la legge”. Infine da fonte governativa si è appreso che non c’è alcun problema, tra il ministro dell’Interno e il Premier Conte, nè per i migranti e nè per altri motivi. Il governo è coeso e lavora per mettere a punto le riforme necessarie al Paese: dal reddito di cittadinanza al superamento della legge Fornero. Quello che è accaduto e sta accadendo merita una riflessione ma davvero l’Unione Europa può rimanere solo agganciata all’esistenza di una moneta unica? Il problema dei migranti sta distraendo l’opinione pubblica da un’Europa in forte fermento: in sei Stati membri della comunità sono il popolo è contro i loro governanti, con le elezioni per il nuovo Parlamento di Bruxelles, che si terranno solo tra pochi più di quattro mesi. Cosa accadrà dopo? Ecco cosa dovrebbe allarmare gli attuali vertici dell’UE e gli esecutivi dei singoli Stati

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