Roma – La Lega sfiducia Conte. Al voto entro ottobre.

Ci siamo. Il vicepremier, Matteo Salvini, ha presentato la mozione di sfiducia al Premier, Giuseppe Conte, e si aperta ufficialmente la crisi di governo. Il Presidente del Consiglio non è andato al Quirinale, per rimettere il mandato, dopo essere stato sfiduciato da uno dei due partiti, che l’hanno voluto a Palazzo Chigi. Ha invece imboccato la strada di “spostare” la crisi in Parlamento, rammentando, al leader del Carroccio, che non sarà lui a dettare i tempi della crisi, ma questo, è compito dei parlamentari. Immediata la comunicazione alla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati che ha immediatamente convocato i capigruppo, per il prossimo lunedì 2 agosto alle 16. I senatori saranno convocati in Aula, al massimo per il 20 agosto, se non prima. Il leader del Carroccio dovrà dire i motivi, alla base della sfiducia e di conseguenza la crisi di governo. Sono temi già conosciuti, che Salvini, ripete da mesi, se non ne aggiungerà altri tenuti segreti. ” Troppi no del M5S, ultimo quello della Tav Torino – Lione, mentre l’Italia ha bisogno di tornare a crescere con infrastrutture ed opere pubbliche, oltre che private. Visti vani, tutti i tentativi esperiti per rimuovere una politica del non fare, non rimane che rimettere nelle mani del popolo, il proprio destino: rimanere – ha precisato Salvini – in povertà, senza una politica espansiva per sviluppo ed occupazione problema posto più volte al Premier e a Di Maio, risucchiati dai signor no. Per liberare l’Italia da questa condizione drammatica – ha proseguito Salvini – non rimane che fa votare il popolo che sceglierà, quale sarà la strada, che il futuro governo dovrà seguire”. La risposta del vicepremier Di Maio non si è fatta attendere: ” Vuoi giustificare quello che non hai fatto, Giullare. La voce messa in giro di un accordo Di Maio – Renzi è una fake new, una presa in giro degli italiani”. La spaccatura nella maggioranza giallo – verde è definitiva e rimarrà tale per sempre. Due culture completamente diverse, due strategie contrapposte per governare una Nazione, due modi di affrontare problemi non rinviabili. Davanti alla crisi peraltro prevista, il segretario Zingaretti sta cercando una riunificazione del Pd, una mobilitazione tanto  che non ha escluso, l’ex Premier Renzi ed il suo nutro seguito, per poter proporre, agli elettori il suo partito, come unica alternativa al fallimento dell’alleanza M5S – Lega. Ma il problema di andare ad elezioni, non sarà facile, le date possibili attualmente indicate, sono per l’ultima decade di ottobre. C’è il problema che la nuova maggioranza dovrà avere il tempo di approvare il Bilancio dello Stato e, sappiamo bene che il Presidente Mattarella, non consentirà mai di far finire l’Italia in esercizio provvisorio. E non va dimenticata l’altra certezza che vuole il Capo dello Stato: l’Italia è e rimarrà nell’Unione Europea, rispettando gli accordi ed i trattati vigenti, chiodi fissi, per chiunque vincerà la prova elettorale.

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