Roma – Salvini e i milioni russi. C’è un complotto contro di lui?

La Procura di Milano è a caccia di una montagna di denaro, che sarebbe finito a disposizione della Lega, grazie ad una percentuale di un affare, concluso da un leghista, con dei petrolieri russi. Non ci sembrano importati i nomi che, man mano affiorano o dalle indagini, o da testimonianze spontanee. Oltre alla magistratura italiana sono entrati in campo, i servizi americani, quelli che per scatenare la guerra in Iraq, avevano obbedito a Bush Junior, nell’asserire che il  dittatore Saddam aveva… delle bombe atomiche… tascabili! Tutto  falso ovviamente ma intanto, le industrie  delle armi in America hanno fatto fortuna, non solo per il venduto all’esercito a Stelle e Strisce, ma anche agli alleati della Nato, tirati dentro al conflitto, senza poter aprire bocca.  Magistrati in Italia e servizi in America tutti molto interessati ad una notizia pubblicata, quattro o cinque mesi fa. Ma questa volta l’obiettivo è pesante: si tratta del ministro degli Interni, Matteo  Salvini, il rozzo ministro dell’oltre Po, bersaglio molto mobile. Questo leghista è, non solo per l’UE ma anche per gli  Stati Uniti, un politico pericoloso. E’ riuscito in una democrazia, nell’arco di un decennio a portare la Lega da 4 all’8% e dall’8 al 17 e alle europee al 34%. Una corsa, al rialzo, che non ha precedenti, non solo in Italia ma in tutte le democrazie. Il vicepremier, anche se può apparire in  difficoltà, è sempre riuscito a non farsi mettere di spalle al muro, nemmeno al cavaliere. Il denaro che  sarebbe  finito  dalla Russia a disposizione della Lega sarebbe una somma interessante, si parla di 65 milioni di euro. C’è da crederci? A prima vista no, ben conoscendo come si muove, il ministro degli Interni, a volte con irruenza ed altre volte con estrema prudenza. Un leader lanciato capace, secondo gli ultimi sondaggi, di sfiorare addirittura la maggioranza assoluta dei voti, se si votasse a settembre e che ha stravinto, tutte le amministrative, non entra in un affare che potrebbe essere la sua fine politica, per non parlare delle manette. Salvini però deve riuscire a scoprire di chi è la “manina” che sta muovendo le pedine, su questa scacchiera internazionale. Se non riuscirà a scoprirla rimarrebbe il dubbio, nell’opinione pubblica, che il vicepremier non si può permettere. Potrebbe giocarsi in buona parte il patrimonio politico che si è costruito. Nei prossimi giorni ne sapremo di più e si capiranno molte cose, oggi dietro una cortina di nebbia fittissima.

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